... NINO CAMOIRANO
Quando scompare improvvisamente un amico veniamo colti da sensazioni contraddittorie: sentiamo che qualcosa in noi è morto con lui e, al contempo, inconsciamente, per una naturale reazione, ci aggrappiamo ancora di più alla vita, a quei momenti, a quei ricordi, a quegli ideali che ci fanno sentire ancora vivi e ci permettono di superare il dolore e la paura. Per me quei momenti, quei ricordi, quegli ideali, sono però carichi di malinconia perché erano quelli che mi legavano a Giancarlo. Momenti, ricordi, ideali che coincidono e rivivono in una amicizia nata in collegio, inseguiti nell’impegno politico, consapevoli ognuno del proprio ruolo, dei propri obiettivi; cementati da una stima e da un affetto di anni che non vivevano solo a causa della sua posizione politica ma che in quell’ottica trovarono uno dei modi di manifestarsi, anche se la base, il cuore, l’anima non corrosibile di quella stima e di quella amicizia era l’uomo, l’amico, il compagno di scuola e, spesso, di strada. E se come iscritto al partito e militante rimpiango l’amministratore e l’uomo politico, come uomo, al suo funerale, ho pianto per l’amico Giancarlo e per il lutto in cui è stata trascinata da un destino crudele la sua famiglia alla quale va il mio pensiero ed il mio affetto. Con Giancarlo ho sempre avuto un rapporto leale, diretto, franco e di questo lo ringrazio. Il mio unico rimpianto è di non aver potuto essergli vicino in quegli ultimi tragici momenti come lo è stato lui a me quando mi hanno trapiantato il cuore, ma forse non è nemmeno importante, perché lui sapeva, per la profonda amicizia che ci legava e per il vuoto che ha lasciato in essa, che tutto il mio affetto e le mie preghiere erano con lui, come merita un vero e sincero amico il cui ricordo sarà sempre con me.
Cengio, gennaio 1994 Nino Camoirano
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